venerdì 13 settembre 2013

Freshwater

Freshwater, 1860, giugno. Fuori dallo studio, tutti gli uccelli cantavano come gli uccelli cantavano allora l'allodola, il tordo e il merlo. Tutti insieme, tutto il giorno, cantavano nel giardino luminoso di macchie di sole e, quando la luna si alzava nel cielo, dai ramoscelli fruscianti gli usignoli lamentavano il loro eterno rammarico. Cosí i fiori, in quell'insenatura tiepida di vento la malvarosa cresceva a venti piedi o piú. E gli unici suoni che interrompevano la melodia della Sonata al Chiaro di Luna erano lo sciabordio delle onde e il ronzio delle api che si aprivano un passaggio nelle bocche alabastrine dei gigli. (%%) Ogni cosa era diversa da come è oggi anche gli asini, e anche i pesci. Cosí le botteghe, i vetri ricurvi e traslucidi arrotondavano i cumuli di burro, e trattenevano fiumi di uova pronte a cadere. Dai ganci oscillavano interi quarti di bue, rosee pancette di maiale e pendevano ghirlande di salsicce. (%%) Belli com'erano, il vecchio e la ragazza lui aveva afferrato un mantello da nostromo e si era calcato in testa un sombrero, lei era vestita in morbido viola, una perla le fermava al collo i volant di batista, nessuno attirava la loro attenzione e loro non attiravano l'attenzione di nessuno. A Freshwater, negli anni sessanta, tutto questo e altro, moltissimo altro, era vita di ogni giorno, mero dato di fatto e semplice buon senso. E cosí, come giovinezza e vecchiaia insieme, attraversavano il mercato del pesce, passavano oltre l'ufficio postale e salivano per il ripido sentiero che arrivava allora, come piú non arriva oggi, in cima alla scogliera di Freshwater. Forse stavano in silenzio. A Freshwater nessuno parlava di guerra e nessuno parlava di politica. L'impero era solido come una barra d'oro in un mare d'argento. Nessun velo di vedova allungava ancora l'ombra sui campi soleggiati d'Inghilterra. Il principe consorte stava al fianco della Regina Vittoria. Era abbastanza per rimanere vivi, era abbastanza per essere. Soltanto i corvi, dai boschi di Farringford, piangevano e chiamavano. Piangevano e chiamavano «Maud, Maud, Maud». E forse l'iterazione e la reiterazione delle loro estasi amorose alla lunga rompevano il silenzio il silenzio del cuore, a voler essere chiari, perché il mondo è vocale. Giú in spiaggia i mozzi strillavano, gli zoccoli risuonavano sui ciottoli, le farfalle piroettavano come foglie gialle nel vento. Alla lunga, il silenzio del cuore era stato rotto. La notte prima, lei gli aveva detto, in giardino, sotto l'eucalipto... aveva esitato... era arrossita... dopo molto aveva balbettato «mi ha baciata...» e poi, come una vela in balía del vento del Sud, aveva girato la testa. Era stata la confessione a far tornare quel ricordo? Gli aveva riportato alla mente la giovinezza? Certo è che, mentre salivano per il sentiero ripido, il guanto grigio di lei poggiato sul braccio di lui, le aveva detto... le parole esatte si devono immaginare. Le parole esatte si sono perdute. Ma l'emozione che aveva provato echeggia ancora, ancora scuote i rami spogli sui quali oggi si affollano i corvi. Lui parlava, lei ascoltava. «Quando avevo la tua età...» aveva cominciato. E le aveva messo davanti, lí sul prato verde smeraldo dove le margherite erano screziate di rosso, una scura brughiera dello Yorkshire. Le aveva messo davanti, mentre i mozzi strillavano e le allodole mulinavano, un silenzio smisurato e colline a perdita d'occhio. Le aveva messo davanti un cavallo marchiato a fuoco in una stalla, il tintinnio di un secchio sulla pietra, il muschio sui capanni abbandonati, e se stesso, ragazzo.
Virginia Woolf, Freshwater
(traduzione di Chiara Valerio)