lunedì 28 dicembre 2009

A salty dog

"All hands on deck, we've run afloat!" I heard the captain cry
"Explore the ship, replace the cook: let no one leave alive!"
Across the straits, around the Horn: how far can sailors fly?
A twisted path, our tortured course, and no one left alive

We sailed for parts unknown to man, where ships come home to die
No lofty peak, nor fortress bold, could match our captain's eye
Upon the seventh seasick day we made our port of call
A sand so white, and sea so blue, no mortal place at all

We fired the gun, and burnt the mast, and rowed from ship to shore
The captain cried, we sailors wept: our tears were tears of joy
Now many moons and many Junes have passed since we made land
A salty dog, this seaman's log: your witness my own hand

Procol Harum

Leningrad

Viktor was born in the spring of '44
And never saw his father anymore
A child of sacrifice, a child of war
Another son who never had a father after Leningrad

Went off to school and learned to serve the state
Followed the rules and drank his vodka straight
The only way to live was drown the hate
A Russian life was very sad
And such was life in Leningrad

I was born in '49
A cold war kid in McCarthy time
Stop 'em at the 38th Parallel
Blast those yellow reds to hell
And cold war kids were hard to kill
Under their desk in an air raid drill
Haven't they heard we won the war
What do they keep on fighting for?

Viktor was sent to some Red Army town
Served out his time, became a circus clown
The greatest happiness he'd ever found
Was making Russian children glad
And children lived in Leningrad

But children lived in Levittown
And hid in the shelters underground
Until the Soviets turned their ships around
And tore the Cuban missiles down
And in that bright October sun
We knew our childhood days were done
And I watched my friends go off to war
What do they keep on fighting for?

And so my child, when I came to this place
To meet him eye to eye and face to face
He made my daughter laugh, then we embraced
We never knew what friends we had
Until we came to Leningrad

Billy Joel

giovedì 17 dicembre 2009

lunedì 14 dicembre 2009

Neve, uccellini a rischio: ecco come aiutarli

NEVE, UCCELLINI A RISCHIO. L'ENPA DI VICENZA: "ECCO COME POTETE AIUTARLI"
Adesso nel giro di 24 ore possono morire. Per colpa della neve pettirossi cinciarelle, merli, passeri e tanti altri uccelli rischiano di non trovare più cibo e di non sopravvivere al freddo rigido. Un modo per aiutarli a superare questi giorni difficili c'è : preparare una tortina per gli amici pennuti, studiata da esperti dell'Enpa, Ente protezione animali. Gli ingredienti sono semplici, facilmente reperibili e soprattutto non costano molto. Farina, margarina e un po' di zucchero possono eliminare la mortalità dei piccoli passeri che, nell'arco di un inverno, può raggiungere il 70 per cento della popolazione.
Una volta pronte queste tortine vanno messe sui davanzali, sopra i tetti o tra i rami degli alberi. L'importante è che siano poste in luoghi non accessibili a gatti e ai cani perché sono molto appetitose anche per loro. Non appena qualche pettirosso si accorgerà della leccornia non mancheranno successive scorribande di passeri e merli. Uno spettacolo che, con un po' di pazienza e rispetto, vale la pena di ammirare.

Ecco la ricetta.

Ingredienti. Mezzo chilo di farina di frumento per dolci, 1 chilo di farina per polenta di mais giallo, mezzo chilo di zucchero e 5 o 6 confezioni di margarina vegetale da 250 grammi.
Volendo si può aggiungere una bustina di uva sultanina, 1 o 2 mele tagliate a cubetti, fichi secchi tagliati a cubetti o a strisce, un etto di semi di girasole, 1 bicchiere di riso crudo, 1 o 2 bustine di pinoli e 2 o 3 etti di riso soffiato per cani. Preparazione. Mettere in una terrina tutti gli ingredienti con l'esclusione della margarina, si mescola tutto in modo da creare un prodotto il più possibile omogeneo. A parte la margarina in una pentola va fatta scaldare finché non si scioglie completamente. Si versa la margherina fusa sopra la terrina. Si deve mischiare con un cucchiaio o con le mani per ottenere un impasto omogeneo. Con le mani si formano delle tortine a forma di palla e si mettono a raffreddare a parte. Il sostentamento per far sopravvivere pettirossi, merli e passeri è servito.

(cri. gia. )

(Articolo tratto dal "Giornale di Vicenza" di un 21 gennaio)

giovedì 10 dicembre 2009

Partire e ricordare

Partire è come un po' morire.
Tu adesso lo sai, perchè tutto ritorna anche se non vuoi.
E scordare, e scordare è più difficile.
Ora sai che è più difficile, se vuoi ricominciare.

Partire, partire, come un tuffo in fondo al mare.
Ricordare, ricordare quel che c'è da cancellare.
E scordare, e scordare è che perdi cose care.
E scordare, e scordare finiranno gioie rare.

Ma perchè partire è sempre un tuffo nel mare dell'ignoto, un dolore, un'insopprimibile angoscia, quasi che partendo si perda se stessi?
Eppure, è sempre così.
Per altri è rinascere, evadere, cambiare, conoscere.
Spasmo dell'attesa.
Incubo da ignoto.
E poi, ogni volta, non vorrei tornare.
Come un fulmine, poi la tempesta e quando tutto torna normale, la saetta dell'istante che ha illuminato di nuovo la vita è per sempre, irrimediabilmente scomparsa dall'orizzonte.
Inabissata nel ricordo, non tornerà mai uguale, forse con sembianze diverse, ma mai la stessa.
E allora resterà il rimpianto, ancora una volta, di non aver vissuto hic et nunc.
E il ricordo è vita.
Ma partire è sempre morire.
L'esperienza non mi insegna ed io mi sento sempre più idiota.
Anche Ulisse è tornato, ma lui, intanto, ha vissuto per venti lunghi anni senza lasciarsi vivere o vivendo poi del ricordo di ciò che non ha saputo vivere hic et nunc. Ha vissuto mordendo la vita, l'avventura, la scoperta, interpretando con audacia il ruolo dell'intelligente esploratore, imparando, conoscendo, apprezzando. Senza che fosse la memoria a creare i miti, ma essendone protagonista.
A me resta solo l'amarezza di saper inventare il passato, senza vivere il presente, benchè sogni sempre il futuro.
Quando si chiuderà il cerchio?
Quando mi deciderò a vivere?



venerdì 4 dicembre 2009

Pane e sale

E mangio pane
pane e sale
e il cielo piove giù
con lacrime d'alto mare
acqua che non si ferma più

Ma salgo ancora
nuove scale
e vedo ancora più in là
la luce chiara di domani
precipitando
esplode già

E al mattino
sembra tutto
aria serena
e il dolore
si confonde già

E il mattino
sembra un fiume
dopo la piena
nella pace
rifluisce già

Guarda ai miei occhi
come piove
guarda i miei occhi per te
fa che ritorni
presto il sole
e che si posi
in fronte a me

E il mattino
sarà tutto
aria serena
e la luce
ci confonderà

E il mattino
come un fiume
dopo la piena
nella pace
rifluisce già

E il mattino
sarà tutto
aria serena
e la luce
ci confonderà

E il mattino
come un fiume
dopo la piena
nella pace
rifluisce già

E mangio ancora
pane e sale
e il cielo piove giù
con lacrime d'alto mare
acqua che non si ferma più

Zucchero