giovedì 10 dicembre 2009

Partire e ricordare

Partire è come un po' morire.
Tu adesso lo sai, perchè tutto ritorna anche se non vuoi.
E scordare, e scordare è più difficile.
Ora sai che è più difficile, se vuoi ricominciare.

Partire, partire, come un tuffo in fondo al mare.
Ricordare, ricordare quel che c'è da cancellare.
E scordare, e scordare è che perdi cose care.
E scordare, e scordare finiranno gioie rare.

Ma perchè partire è sempre un tuffo nel mare dell'ignoto, un dolore, un'insopprimibile angoscia, quasi che partendo si perda se stessi?
Eppure, è sempre così.
Per altri è rinascere, evadere, cambiare, conoscere.
Spasmo dell'attesa.
Incubo da ignoto.
E poi, ogni volta, non vorrei tornare.
Come un fulmine, poi la tempesta e quando tutto torna normale, la saetta dell'istante che ha illuminato di nuovo la vita è per sempre, irrimediabilmente scomparsa dall'orizzonte.
Inabissata nel ricordo, non tornerà mai uguale, forse con sembianze diverse, ma mai la stessa.
E allora resterà il rimpianto, ancora una volta, di non aver vissuto hic et nunc.
E il ricordo è vita.
Ma partire è sempre morire.
L'esperienza non mi insegna ed io mi sento sempre più idiota.
Anche Ulisse è tornato, ma lui, intanto, ha vissuto per venti lunghi anni senza lasciarsi vivere o vivendo poi del ricordo di ciò che non ha saputo vivere hic et nunc. Ha vissuto mordendo la vita, l'avventura, la scoperta, interpretando con audacia il ruolo dell'intelligente esploratore, imparando, conoscendo, apprezzando. Senza che fosse la memoria a creare i miti, ma essendone protagonista.
A me resta solo l'amarezza di saper inventare il passato, senza vivere il presente, benchè sogni sempre il futuro.
Quando si chiuderà il cerchio?
Quando mi deciderò a vivere?