lunedì 27 settembre 2010

Il vagabondo

Anche oggi non ho resistito e mi sono fermata in libreria.
Di solito quando passo dalla mia libreria preferita entro e vago a caso tra gli scaffali: comprerei tutto, quindi entro anche se non ho in mente un titolo preciso.
Una sosta è d'obbligo al secondo piano, davanti alla parete (paretina, in verità) dei libri di montagna.
Il mio occhio vaga senza sosta e passa in rassegna tutte le costoline dei volumi esposti.
Su alcune passo il dito, le sfioro. Poi qualche titolo mi attira più di altri ed estraggo il volume.
Leggo la prefazione o il risvolto di copertina. Poi prendo il blocco note del telefono e appunto i titoli interessanti a futura memoria (d'acquisto).
Al pian terreno il negozio ospita anche un'edicola, non fornitissima in verità, ma le riviste sono alla portata del mio occhio miope e non posso trattenermi dal passare in rassegna le nuove uscite delle riviste di montagna.
Oggi ho trovato Orobie di ottobre e l'ho preso.
Stavo per uscire, quando il mio occhio si è posato, quasi distrattamente, su un volume: "Il vagabondo".
A volte i libri, come la musica, interpretano gli stati d'animo e aiutano prima a comprenderli e poi a domarli.
Diversamente dal solito, non ho letto tutta la presentazione del racconto, mi sono limitata a scorrere le prime cinque o sei righe. E ho deciso di comprarlo.
Non è la storia in sè, ma quello che quella frettolosa lettura e il tatto (sì, il tatto) mi hanno trasmesso. Ho capito che era il libro giusto. Adesso.
Domani si vedrà, ma adesso so cosa leggere.