lunedì 28 marzo 2011

Vorrei...

Vorrei avere in me la forza di un sorriso, capace di distendere ogni tensione, capace di rinfrancare il corpo e confortare lo spirito.
Come una diga che crolla, innondare di luce ogni giorno, sprazzi di gioia spruzzati in un bacino che non sa contenerlo, per la veemenza e l'irruenza di uno sguardo profondo e vivo.
Sono stanca di cadere e di rialzarmi, stanca di lottare contro tutto, ogni passione mi scorre tra le dita come sabbia e quando stringo le dita in un pugno, non trovo più nulla e posso palpare solo la pochezza e la solitudine di una speranza disillusa.
Distendo le dita e trovo solo il ricordo di quello che mi ha animato e la cocenta delusione della sconfitta e di tutto quello che mi è costato arrivare fino a qui, senza però avere nulla da raccontare. Solo la pelle più ruvida e qualche graffio.
Mi accorgo di quanto solo distrattamente avevo intuito, soffocando sul nascere quella triste consapevolezza: ho gettato solide fondamenta, quando avevo la forza per farlo e per costruire concretamente la mia vita e quando la speranza più viva non si era ancora trasformata in illusione e poi in amara disillusione, ma ho lasciato che su quelle fondamenta crescessero dapprima sterpi e vegetazione spontanea ed incolta e poi ho permesso al dubbio di insinuare crepe tali da far scaturire e poi nutrire pian piano il dubbio dell'effetiva fattibilità di elevare quell'edificio.
Sono qui meno padrona della mia vita di quanto dovrebbe essere, più in balia delle pieghe oscure dei miei pensieri o pseudo tali che artefice del mio futuro.
Annientata nella mente e annichilita nel corpo da mille fastidi che non sono altro che rappresentazioni concrete di un disagio che anche questa primavera appare di nuovo puntuale all'appello.
Mille lune arrovellerò, mille pensieri inseguirò, e a nulla mi porteranno le elucubrazioni di sempre.
Prendo spunto dalle filosofie orientali dei vecchi saggi solo per quello che mi fa comodo, e non per ciò che davvero significano: mi siedo e aspetto, posso fare solo questo, mentre la tela sottile ma fitta dei miei pensieri più bui ordisce trame che non voglio neppure immaginare.
Aspetto che il disgelo dell'anima si porti via, goccia a goccia, la malinconia dell'immobilismo e spero, in fondo, di poter tornare a sperare, che alla fine è quello che più conta.