martedì 24 febbraio 2009

L'attesa

Sono nella condizione di chi aspetta,
ma non sa cosa aspetta
e si illude che l'attesa ristori il suo tormento.

Ma l'attesa porta la noia e
la noia finisce per uccidere.
Uccide dentro più di quanto
possa uccidere qualsiasi fenomeno esterno.
Corrode, logora, divora.

Aspiro alla saggezza degli eletti,
per credere nel giorno
del riscatto futuro.

lunedì 23 febbraio 2009

Gli opposti

Nulla è facile
e nessuno di noi può scavalcare gli ostacoli.
Non resta che sperare.
Anche se a volte mi chiedo che senso abbia
e se porti davvero a qualcosa.
Ognuno vive il suo dramma
e gli opposti non si troveranno mai
e la loro danza infinita,
mentre affascina,
distrugge con la magia
dell'inconciliabilità.

mercoledì 11 febbraio 2009

Inventi

Inventi le mie forme,
Lo stile, è quello tuo…
Poso per ore davanti a te,
Mi dipingi di sole, anche se non c'è…
A un tratto, trovo me!
Inventi quei colori,
Le ombre su di me…
Poi chiudo gli occhi sul nome mio,
Quel che inventi son sogni, son sempre io…
Mi sento, dentro te!
Poi, mi scopro lì a volare il cielo su di me,
Mentre la mia mano cerca te…
Arrossisci un po’… Ma non vuoi più mandarmi via.
Inventi, la poesia!
Inventi, la poesia!
inventi quella luce,
Ma sono gli occhi miei!
Mentre ti guardo io non so più,
Dove finisco io e cominci tu,
Il sogno, la realtà…
Ogni volta io rinasco nei pensieri tuoi,
Colorato e folle più che mai!
Arrossisci un po’… Ma non vuoi più mandarmi via.
…Inventi, la poesia!
…Inventi, la poesia!


Renato Zero

venerdì 6 febbraio 2009

Bist du mein?

[Atto Secondo, subito dopo il colloquio tra Isotta e Brangania]

Isotta getta a terra la fiaccola, dove a poco a poco si spegne.
Il venir meno della luce è il segnale per Tristano.
– Brangania si volge via costernata per raggiungere lungo una scala esterna i merli del castello, dove scompare lentamente.
Isotta osserva e spia, dapprima timidamente, lungo un viale.
Agitata da crescente desiderio, s’approssima al viale e spia con più sicurezza.
Fa cenni con un fazzoletto, prima più di rado, poi più fittamente, e infine sempre più veloce con appas-
sionata impazienza.
Un moto d’improvviso rapimento rivela ch’ella ha scorto in lontananza l’amico.
Ella si erge sempre più, e, per dominare meglio lo spazio, corre all’indietro verso la scala, e dal più alto gradino accenna all’amico che si approssima.


TRISTANO
(entra con impeto)
Isotta! Amata!

ISOTTA
(balzandogli incontro)
Tristano! Amato!

Impetuosi reciproci abbracci, durante i quali raggiungono il proscenio.

Sei mio?

TRISTANO
Ti tengo ancora?

ISOTTA
Posso abbracciarti?

TRISTANO
Posso crederlo?

ISOTTA
Alfine! Alfine!

TRISTANO
Al mio petto!

ISOTTA
Ti sento davvero?

TRISTANO
Ti vedo proprio?

ISOTTA
Questi i tuoi occhi?

TRISTANO
Questa la tua bocca?

ISOTTA
Qui la tua mano?

TRISTANO
Qui il tuo cuore?

ISOTTA
Son io? Sei tu?
Saldo ti tengo?

TRISTANO
Son io? Sei tu?
Non è inganno?

ENTRAMBI
Non è sogno?
Oh gioia dell’anima,
oh dolce, sublime,
audacissima, bellissima,
beatissima voluttà!

TRISTANO
Senza pari!

ISOTTA
Suprema!

TRISTANO
Sublime!

ISOTTA
Eterna!

TRISTANO
Eterna!

ISOTTA
Insospettata,
mai conosciuta!

TRISTANO
Sovrabbondante,
eletta e nobile!

ISOTTA
Grida di gioia!

TRISTANO
Estasi di voluttà!

ENTRAMBI
Celeste sublime
oblio del mondo!
Mio/a! Tristano mio!/Isotta mia!
Mia e tuo!
In eterno, in eterno insieme!

ISOTTA
Quanto a lungo lontani!
Quanto lontani sì a lungo!

TRISTANO
Quanto lontani sì vicino!
Sì vicino quanto lontani!

ISOTTA
Oh nemica dell’amico,
malvagia lontananza!
Esitante lentezza
di pigri tempi!

TRISTANO
Oh distanza e vicinanza,
duramente separate!
Cara vicinanza!
Deserta lontananza!

ISOTTA
Tu nel buio,
io nella luce!

TRISTANO
La luce! La luce!
Oh questa luce,
per quanto non si spense!
Il sole calò,
il giorno trascorse,
ma non soffocò
la sua invidia:
accende
il suo minaccioso segnale,
e lo infigge sulla porta dell’amata,
perch’io non vada da lei.

ISOTTA
Ma la mano dell’amata
spense la luce;
quel che la serva evitò,
me non spaventò:
in potere e protezione di donna Minne,
io sfidai il giorno!

da R. Wagner - Tristano e Isotta, tratto da Atto Secondo