Inattese caldi notti di fine agosto, notti di stelle e cielo terso, notti di musica e di silenzi davanti al mare, notti che pian piano, con l'avvicinarsi dell'aurora recuperano quell'aurea misteriosa e profonda che gli svaghi e forse anche gli eccessi delle ore piccole vogliono negare a quel buio tanto caro a chi vuole regalare i pensieri più reconditi solo alla notte e agli occhi che ne scrutano i movimenti più nascosti, quelli delle mani, celati dall'assenza di luce, e quelli degli sguardi, accesi dai riverberi più lievi.
Sono queste le notti che illuminano dentro più di qualsiasi sole accecante, che rendono insopprimibile l'esigenza di rivelarsi, di comunicare, di accendere nel buio la fiamma della riflessione vera, quella alimentata dalla voglia di capire e di capirsi, quella che rende palese ciò che si vorrebbe negare, nascondere, forse cancellare o semplicemente saper dimenticare.
Sono notti di non ritorno, notti in cui qualcosa cambia, per sempre, notti in cui ti senti dannatamente umano e incredibilmente meno solo.
Un fascio di luce, proiettato nel buio, appena confuso dalle stelle, rivela solo ciò che sta dritto nel cono acceso nell'oscurità e incoraggia la speculazione mirata, senza orpelli, senza veli e senza distrazioni proprio su ciò che illumina.
Ed è incredibile come qulla luce colpisca e affondi proprio l'essenziale.
Sono notti strane, notti che mai avresti pensato che si sarebbero srotolate in quel modo così spontaneo, così vero, così capace di cambiarti la vita; notti che affronti senza sapere e neppure riuscire a immaginare quanto sarebbero state lunghe e ti accorgi poi di quanto invece siano state maledettamente troppo brevi.
Sono notti mandate dal Caso che si rivelano imprescindibili gradini della scala della vita, notti di cui capisci dopo che non avresti potuto farne a meno ma che se non fossero state ispirate proprio dal Destino mai avresti potuto progettarne nè lo svolgimento nè la riuscita.
Sono notti in cui ogni gesto e ogni parola ti riescono sconcentartemente spontanei e comprendi nell'attimo esatto in cui si compiono che sono perfetti e che, del resto, non potevano accadere se non come effettivamente si sono avverati.
Notti in cui non devi neppure lottare con il sonno, nonostante lo scorrere delle ore che da piccole si fanno via via più grandi, perchè il tempo vola e le parole si sollevano leggere come un balsamo penetrante; senti un alito di vento di vita sfiorarti le mani e asciugarti gli occhi che svelano un'inattesa propensione alla commozione e quando comprendi che quel vento ti sta cambiando la vita, cerchi di stringerlo, fermarlo, fotografarne e catturarne in un'ideale istantanea i contorni e il tocco e ti accorgi che le prime luci dell'alba fanno già capolino sull'orizzonte del mare.
Sono notti autentiche in cui conosci davvero il tuo interlocutore, quello reale e quello ideale che sta dentro di te e che non è nient'altro che la parte migliore di te stesso, quella che una volta tanto cede, si arrende, permette al muro di difesa immaginario che ci costruiamo attorno di crollare senza rimpianti.
Sono notti in cui scopri che un perfetto estraneo sa essere il tuo migliore amico, perchè il buio e il silenzio riescono a fare emergere e comunicare ciò che conta davvero, permettendo una reale conoscenza dell'altro.
L'incontro di due microcosmi, uguali e diversi, che si confrontano e si fondono in un sorriso e in una lacrima.
Notti in cui stringi la mano di chi quasi non conosci e quando il riverbero della luna illumina fugacemente la tua stretta, ti accorgi che non stai porgendo la mano e non ne stai stringendo un'altra, ma stai - con perizia e delicatezza degna di un chirurgo che opera a cuore aperto - accarezzando l'anima di chi ti sta di fronte e gli stai facendo fare la stessa cosa con la tua.